Non c’è niente da fare! Quando si mettono in testa una cosa questi Buranelli, o la fanno (e la fanno bene) oppure meglio lasciar perdere . . .
Eccoci dunque arrivati al giorno della Vogaepara, la bella e tradizionale manifestazione che si svolge attorno alla magnifica isola dai muri colorati e che raccoglie da sempre l’affettuosa partecipazione delle realtà remiere lagunari e non solo.
Il pensiero va a domenica 1° maggio, giorno in cui era in programma lo svolgimento originario che invece fu posticipato a causa del maltempo. Siamo dunque arrivati al giorno del recupero, domenica 29 maggio, dove molte delle adesioni precedenti sono state declinate ma dove altrettante ne hanno preso il posto.
In cantiere alle 8 per porre in acqua Sandolo e Caorlina e dirigere i Settemari verso Burano.
Il cammino è regolare, l’assieme puntuale e anche le barche avvertono tale armonia rispondendo e scivolando docilmente anche quando le onde fanno impennare le prue quasi con orgoglio.
Procedendo oltre Murano si incontrano altre barche, o meglio “ci raggiungono altre barche”, che ci salutano e ci superano e alle quali rispondiamo nel saluto e nel sorriso lasciando che il ronzio delle barche a motore a cui sono legate per farsi trainare turbi, affievolendosi sempre più, la calma nella quale stiamo galleggiando assieme a poche vele in lontananza.
Ad essere sinceri la giornata non è del tutto schietta e si fa una certa fatica a scorgere squarci luminosi nel cielo; inoltre il vento un po’ teso e contrario ci ricorda che non dobbiamo perdere il ritmo e la pienezza della vogata.
Reti da pesca, paletti che spuntano dall’acqua e pianticelle che ondeggiano in mezzo al nulla e sopra a tutto un cielo cenerino, non uniforme e che non desta preoccupazione anzi, che si fa enorme e si muove attraverso cinquanta sfumature di grigio che promettono interessanti sviluppi.
Un’ora e venti minuti da che abbiamo lasciato il Cantiere ed ecco che passiamo davanti alla Associazione Vogaepara Burano per unirci al corteo di barche che partirà oltre il Ponte Longo che collega Mazzorbo. Si srotolano le ultime insegne societarie e i gonfaloni che subito si gonfiano; un megafono annuncia che siamo pronti e . . . VIA !
Non è una gara ma è irresistibile per chiunque l’inizio di un percorso, e la baldanza dei vogatori impreziosita dalla grazia delle vogatrici fa in modo che il corteo inizi il suo serpeggiare con ritmo sostenuto, allungandosi e dipanandosi tra Caorline, Gondole e Balotine che quasi sfrontatamente chiedono strada a Sandoli e Mascarete per affrontare le curve ed evitare di finire in secca dura.
Dalla partenza dal Pontelungo si prosegue sul Canale di Torcello, poi Borgognoni, Monte dell’Oro, Valle Perini, Dossa Secca, Isola della Cura, Sant’Ariano, Canale di S. Antonio, Canale di Burano (perimetrale di Terranova) e arrivo alla Società Remiera Vogaepara Burano.
Durante il percorso abbiamo anche trovato il tempo per una sosta, due scaramucce (ma avevamo ragione noi) e molti saluti con le persone di sempre e sempre le stesse ma che ogni volta si rivedono volentieri e con calore, quasi fossimo sopravvissuti a qualche Campagna Napoleonica.
Alcune gocce di pioggia si fanno sentire e iniziano a morire sul fondo della barca ma ormai siamo arrivati e con scaltrezza ormeggiamo a due paline e con la corda lunga da prua a terra, tanto l’acqua crescerà.
All’ingresso del capannone si respira aria di festa, molte sono le persone già sedute e molte quelle che si affrettano in una direzione, incrociando altre che procedono lentamente in senso opposto; sicuramente le Toilettes sono da quella parte . . .
Prendendo posto sulle lunghe panche dove alle tavole già sono poste bottiglie di vino e di acqua è bello vedere coloro che ci hanno raggiunti in battello e che paiono un po’ dispiacersi di non indossare i colori sociali ma l’importante è che non si vogliano perdere questa giornata e siano qui.
Arrivano le schìe e mentre alla consolle il DJ lancia brani di musica italiana il volume degli ospiti aumenta, sovrastando Massimo Ranieri e Umberto Bindi che lentamente scompaiono dall’udito . . . Fuori il tempo si è fatto davvero brutto e si assiste alla pioggia che ingrossa quasi col piacere di chi scampato alla violenza delle onde giunge a riva e volge lo sguardo indietro verso quelle stesse onde che potevano travolgerlo.
Spaghetti alle vongole e peòci, in rosso, buonissimi e cotti al punto giusto, e poi la frittura con la polenta (sardoni, calamari, gamberi, sepolìne e bisàto). La più buona frittura di tutta la Laguna sussurra qualcuno non di Burano. Noto tra le altre cose che quelli che non hanno vogato ruotano, brandiscono la forchetta, mangiano e bevono con la stessa frequenza e capienza di quelli che hanno vogato (e oltre alla Vogaepara si sono fatti a remi anche dal Cantiere a qui) e mi chiedo: “ma allora gli sforzi che abbiamo fatto sono ben piccoli e inutili se chi non ha fatto nulla ha il nostro stesso appetito e le nostre stesse esigenze nutrizionali? Oppure se trata de “fame vecia” e sfòrsi o no sfòrsi el saco da impegnir xe grando ugual ch’el nostro?
Si attendono pareri e risposte a commento al suddetto dilemma . . .
Fattostà comunque che tutti sorridono, assistendo all’alternarsi al Karaoke di coraggiosi che si esibiscono in brani celebri con alterne fortune (resterà agli annali una versione di Anima mia cantata da un applauditissimo gigante Buranello).
Tra un brindisi e un applauso, un applauso e un boccone, si avvicina al nostro tavolo una socia appartenente a una remiera della laguna sud che ci dice cose del tipo: “ah voi della Settemari, che bel gruppo che siete, allegri e sempre con cose buone al seguito, è sempre bello vedervi e vedere che siete molto affiatati e sorridenti . . . “.
Come si fa a non voler bene a una persona così? Non ci ha neanche detto il suo nome . . .
Il Dj sale alla ribalta e con sapienza inizia a mettere dei brani riempipista che fanno rompere gli indugi e richiamano al centro molte persone che si scatenano in giri sudamericani e ondeggiare di anche, con le mani degli altri a battere il tempo. Campioni come Strigheta, Suste e campionesse come Luisella Schiavon non si lasciano pregare e si lanciano in pista con allegria e sorridenti, suscitando applausi e dimostrando (ma non ce n’era bisogno) che si è Campioni anche a terra e lontani dalle barche . . .
Così facendo si forma un lunghissimo trenino di persone che scorre tra i tavoli e percorre tutto il capannone conducendoci all’inizio della Lotteria che mette in palio forcole, tovaglie ricamate a merletto e pacchi di Esse Buranelli.
E’ tempo di prendere la via del ritorno. Ha smesso di piovere e si torna in barca accennando le parole della canzone che si fa via via più lontana . . .
Lo stesso tempo impiegato all’andata ci riporta al Cantiere, con altre barche a salire e il cielo che si fa più scuro e rumoroso.
Mentre asciughiamo i remi e disarmiamo la barca si scatena il temporale e basta spingere lo scafo all’interno che possiamo continuare a seccare il fondo con l’aspiratore mentre fuori le pesanti gocce colpiscono il selciato moltiplicandosi.
Ha piovuto davvero molto oggi e in punti ben precisi della giornata: mentre eravamo a pranzo e mentre eravamo già rientrati in Cantiere . . . Mi viene in mente l’ultima frase dell’articolo sulla Vogalonga e mi viene da aggiungere: “che forti che sé Buranei ! ! !”