La Settemari incontra la tessitura Bevilacqua
Oggi quel velluto soprarizzo di seta ammanta Monica Bellucci, mezzo millennio fa adornava un Procuratore di San Marco.
Cosa li unisce? Essere stati prodotti dalla stessa tessitura veneziana, la Luigi Bevilacqua, che almeno dal 1499 produce tessuti a Venezia, come testimonia un cartiglio su un dipinto di Giovanni Mansueti, pittore carpaccesco, allievo di Gentile Bellini, commissionato proprio da un Bevilacqua tessitore per la Scuola Grande di San Marco.
Ma la cosa più singolare e che le tecnologie per produrre i tessuti sono sostanzialmente le stesse: telai in legno totalmente manuali, gli unici che possono garantire la perfezione qualitativa che da 500 anni caratterizzano i velluti di seta Bevilacqua e che li ha fatti apprezzare in tutto il mondo.
Nel laboratorio sul Canal Grande sono infatti stati prodotti i tessuti che arredano la Casa Bianca a Washington o il Palazzo del Cremlino a Mosca, fino ai palazzi Apostolici del Vaticano.
Ma sono pure i tessuti preferiti per le loro creazioni da alcuni dei più noti stilisti dell’Alta Moda internazionale o dalle archistar per gli arredamenti più esclusivi.
Questa plurisecolare storia d’eccellenza manifatturiera l’hanno potuta apprezzare i soci Settemari in una due giorni dedicata a conoscere una delle più esclusive imprese veneziana, presentata l’8 febbraio nella sede sociale da Rodolfo Bevilacqua, presidente dell’azienda, e poi il giorno successivo con una visita nel laboratorio di San Zan Degolà, dove i soci Settemari si sono immersi in una fabbrica che coniuga la tecnologia medievale con la proiezione commerciale sui mercati globali.
Se proprio si vuole essere pignoli, è stata introdotta una innovazione tecnologica, ma anche questa risale a due secoli fa, sono le schede perforate inventate all’inizio dell’800 dal francese Jacquard per governare la selva di fili dell’ordito!
Un solo vincolo limita la possibilità di espandere la produzione per soddisfare la forte domanda del mercato: la difficoltà di formare e trovare le tessitrici, un mestiere difficile ed impegnativo, ma che rende le lavoratrici partecipi nella realizzazione di autentiche opere d’arte.
Venezia, insomma, può essere anche manifattura d’eccellenza, capace di coniugare il passato con il presente e non solamente fast food e souvenir.
Ed è in questa Venezia che i soci Settemari si riconoscono!
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